Idee mie sul circo-teatro Bariùm

 

Aspettavamo da giorni il teatro e finalmente ci siamo trovati attori per recitare. Mesi e mesi di prove con la professoressa Grazia Isoardi e gli amici, poi, l’attore Orazio faceva il presentatore e abbiamo trascorso notti inverosimilmente belle.

Si spengono le luci e dapprima Orazio ci presenta al folto pubblico. Fa piacere la mia presentazione e mi fa altrettanto piacere la presentazione del mio intimo amico Eugenio Ballari, proprio in francese :”Le grand Eugenì, lanceur de coteaux”.

In queste rappresentazioni tutti gli ospiti, le studentesse e l’amico Bruno Crippa hanno recitato molto bene e parevano sotto il bianco telo tante odalische del sultano: l’attrice che faceva Cleopatra ha riscosso un grandissimo successo.

Io facevo la parte, si può dire, di un illusionista illuminato, con mantello ed un alto cappello (vestito come Domenico Modugno ma non ero Domenico Modugno) e mi aiutava nelle magie una deliziosa fanciulla di nome Manuela.

C’erano vari e svariati numeri di circo e io ricordavo dalla mia infanzia di un coniglio bianco che chiamavo “Baban” e di poi chiamato da mio fratello Bruno “Babalin”. Che bello vederlo riapparire con una magia nel cappello a cilindro!

Il teatro proseguiva e in queste quattro notti ho visto con soddisfazione le tre acrobate bravissime. C’erano pure due ballerini di tango, marito e moglie, che ballavano molto bene. In queste quattro notti, faceva piacere vedere le luci che si abbassavano e si alzavano con svariati e vaporosi colori, con musiche ora rock or melodiose. Indi la “Madame Butterfly” giapponese come l’amico regista, interpretata da una attrice piccolina e molto in gamba e tanti tanti svariati numeri.

Bellissimi i contadini seminatori di ciabatte con la ballerina Giovanna alla ricerca della sua scarpina proprio come Cenerentola.

La notte arrivava e subito dopo gli applausi.

Cercavo tra la folla un parente o un amico da salutare e sono contento di essere chiamato attore e lo stesso per i miei intimi amici “Eugenì le lanceur de coteaux”, Piero, Michele, Cesare.

Ho visto anche la “Medea” in quei giorni, somigliante alla tragedia greca di Eschilo e di Sofocle, e ho avuto modo di parlare con un professore di Università della facoltà di filosofia, il professor Vattimo.

Il gioco di luci del teatro è bellissimo e mi ha fatto pensare a tante cose belle e anche a ricordi famigliari come quando parlo di Baban ovvero Babalin, che avevo dato a mio fratello Bruno, quando eravamo bambini.

23 giugno 2002

 

- Alessandro Mantelli -                                                               indice